Licenziamento per il lavoratore che, durante la malattia, effettua il montaggio di tende da sole

Un lavoratore contrae malattia e per questo motivo è costretto a sospendere la sua prestazione lavorativa.

Il datore di lavoro, però, vuole vederci chiaro e, per questa ragione, contatta un’agenzia investigativa e le affida l’incarico di verificare la reale sussistenza dello stato di malattia.

Dalle indagini espletate viene fuori che il dipendente, durante la convalescenza, effettua montaggi di tende da sole in favori di terzi.

L’azienda apre quindi un procedimento disciplinare a carico del lavoratore, il quale conferma gli addebiti attribuitigli.

Viene quindi intimato il licenziamento per giusta causa.

Il dipendente, tuttavia, impugna il licenziamento sostenendo che: a) l’attività di montaggio delle tende da sole è stata effettuata solo saltuariamente; b) l’attività svolta non rientra tra quelle per cui il contratto collettivo applicabile al rapporto di lavoro prevede il licenziamento per giusta causa; c) il licenziamento è stato intimato per ritorsione.

Chiamato a decidere sulla questione …

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Lo spaccio di stupefacenti può portare al licenziamento del lavoratore impiegato presso una casa di cura

licenziamento e dimissioni

Un lavoratore impiegato presso una casa di cura per persone anziane non autosufficienti viene condannato per un reato legato agli stupefacenti.

Il dipendente, infatti, viene sorpreso a spacciare cocaina al di fuori della struttura lavorativa.

L’azienda apre quindi un procedimento disciplinare a carico del lavoratore, al termine del quale intima il licenziamento per giusta causa.

Il recesso viene però impugnato dal dipendente, il quale si difende sostenendo che la condanna per spaccio non è prevista dal contratto collettivo come causa di licenziamento.

Dopo vari gradi di giudizio, a pronunciarsi sulla questione è la Corte di Cassazione, la quale dà ragione al datore di lavoro.

Secondo la Corte, infatti, il contratto collettivo contiene sì un elenco delle possibili condotte che possono portare al licenziamento per giusta causa, ma tale elencazione è solo esemplificativa e non tassativa.

Vale a dire che …

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Il licenziamento della cassiera che carica la spesa della clientela sulla propria tessera fedeltà

licenziamento e dimissioni

Una lavoratrice con le mansioni di cassiera, in occasione di acquisti vari effettuati dalla clientela, carica la spesa sulla propria tessera fedeltà, accumulando punti indebitamente.

La condotta si ripete per lungo periodo e permette alla dipendente di ritirare diversi premi.

L’azienda viene a sapere dell’accaduto ed apre un procedimento disciplinare a carico della lavoratrice, al termine del quale intima il licenziamento per giusta causa.

La dipendente impugna il recesso e si difende sostenendo che il datore di lavoro non ha affisso il codice disciplinare in azienda, per cui la condotta non può essere punita con la sanzione espulsiva.

Ritiene inoltre che il licenziamento sia sproporzionato rispetto all’addebito contestato.

Dopo vari gradi di giudizio la questione arriva dinanzi alla Corte di Cassazione, la quale …

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Il licenziamento del dirigente e la reintegrazione nel posto di lavoro

licenziamento e dimissioni

Un lavoratore dirigente viene licenziato per giusta causa.

Senonché il dipendente impugna il recesso e chiede la reintegrazione nel posto di lavoro.

Il tutto sulla base dell’art.18 dello Statuto dei Lavoratori.

Si oppone all’impugnazione l’azienda, secondo la quale l’art.18 dello Statuto dei Lavoratori non è applicabile alla figura del dirigente, per cui lo stesso non può chiedere la reintegrazione nel posto di lavoro.

Il lavoratore, però, eccepisce di rivestire la qualifica di dirigente solo sulla “carta”.

Egli, infatti, sostiene di essere uno pseudo – dirigente e che, per tale motivo, l’art.18 è applicabile.

La qualifica di pseudo – dirigente deriverebbe dal fatto che il dipendente non ha il potere di assumere o licenziare altri lavoratori, non ha il potere di firma, ed è soggetto al controllo del direttore generale.

A decidere sulla questione è il Giudice del Lavoro, secondo il quale …

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Il licenziamento del dipendente per allontanamento dal luogo di lavoro

Sempre più spesso si sente parlare di episodi singolari provenienti dal mondo lavorativo.

Ci si riferisce ad alcune condotte del lavoratore idonee ad incrinare il rapporto con il datore di lavoro.

Tra queste, sicuramente l’allontanamento dal luogo di lavoro rappresenta un comportamento grave da parte del dipendente.

Ciò soprattutto quando l’allontanamento non è autorizzato dall’azienda.

L’addebito che in questi casi viene imputato al lavoratore è l’assenza ingiustificata, ovvero l’abbandono del posto di lavoro.

Si apre dunque un procedimento disciplinare, durante il quale il lavoratore dovrà cercare di giustificare il proprio comportamento.

Se la difesa del lavoratore non è convincente, ecco che il licenziamento per giusta causa appare la misura pià idonea a sanzionare il comportamento contestato.

In alcuni casi, poi, l’infrazione disciplinare non è isolata, ma accompagnata da altre condotte altrettanto gravi.

E’ il caso del dipendente che, oltre ad abbandonare il posto di lavoro, si rende protagonista della …

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Il licenziamento del lavoratore protagonista di falsa timbratura del cartellino di ingresso

Ancora una volta la Cassazione si pronuncia su una falsa timbratura del cartellino di ingresso.

Il caso è quello di un lavoratore che, ripetutamente, aveva falsificato l’orario di ingresso in azienda.

Il comportamento era stato rilevato dal datore, il quale aveva aperto un procedimento disciplinare a carico del dipendente.

Al lavoratore erano state contestate anche altre condotte indebite.

Il dipendente, infatti, oltre alla falsa timbratura del cartellino, era arrivato ripetutamente tardi sul luogo di lavoro e si era allontanato dallo stesso in diverse occasioni, senza fornire giustificazione alcuna.

L’azienda si era dunque vista costretta ad intimare il licenziamento per giusta causa.

Il recesso era stato impugnato dal lavoratore, in realtà con ben poche speranze.

Ed infatti sul punto è intervenuta la Corte, la quale ha stabilito che …

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Il licenziamento del dipendente di banca che effettua operazioni sui conti correnti della clientela senza autorizzazione

Quella del dipendente di banca è una figura che di frequente finisce nel mirino del datore di lavoro.

Numerose sono infatti le condotte che, nel corso degli anni, sono state contestate all’impiegato bancario e che hanno portato al licenziamento dello stesso.

Spesso tali comportamenti vengono rilevati a seguito di accertamenti ispettivi disposti dall’azienda.

Recentemente la Cassazione ha avuto modo di esprimersi sul licenziamento di un dipendente che si era reso protagonista di attività illecite.

Il lavoratore in parola, infatti, aveva effettuato operazioni sui conti correnti della clientela senza le dovute autorizzazioni.

Per giustificare i movimenti bancari era arrivato al punto di …

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Il licenziamento del dipendente che si presenta tardi sul luogo di lavoro

Le condotte del lavoratore che possono dare vita ad un licenziamento disciplinare sono variegate.

Tra queste vi è indubbiamente l’arrivare tardi nel luogo di lavoro.

Un simile comportamento, infatti, può far venir meno il rapporto fiduciario esistente tra datore di lavoro e lavoratore.

Di recente la Cassazione ha avuto modo di affermare che presentarsi tardi sul luogo di lavoro è causa di licenziamento disciplinare (sotto forma di licenziamento per giusta causa), soprattutto nel momento in cui tale comportamento è accompagnato da altre condotte negligenti del lavoratore, commesse nello stesso periodo.

E’ il caso del lavoratore che, oltre ad arrivare tardi, falsifica l’orario di ingresso sul proprio cartellino e, durante il lavoro, si allontana senza giustificazioni dal posto di lavoro per svolgere attività personali.

L’insieme di questi comportamenti denota la malafede del lavoratore e quindi giustifica la sua estromissione dall’azienda.

Chiarito questo, va detto che la maggior parte del contenzioso in materia sorge nel momento in cui …

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La riforma Fornero ed il licenziamento per motivi disciplinari

La riforma Fornero ha inciso notevolmente sulla disciplina del licenziamento intervenendo, tra l’altro, sulle procedure di licenziamento per motivi disciplinari e sulle conseguenze cui può portare l’eventuale illegittimità del licenziamento stesso.

Innanzitutto viene confermata la necessità che il provvedimento disciplinare espulsivo sia preceduto dalla contestazione scritta degli addebiti e dall’assegnazione al lavoratore di un termine per produrre le proprie giustificazioni.

Ciò consente di instaurare, direttamente in azienda, un contraddittorio pieno tra azienda e lavoratore.

Inoltre la riforma stabilisce una tutela differenziata per le ipotesi in cui il licenziamento sia totalmente infondato (primo caso) rispetto a quelle nelle quali il provvedimento risulti non adeguatamente giustificato o comunque sproporzionato rispetto alle mancanze addebitate al lavoratore (secondo caso).

Nel primo caso, infatti, è prevista …

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Cosa si intende per giusta causa di licenziamento

Il licenziamento per giusta causa può essere intimato sia al lavoratore a termine che al lavoratore a tempo indeterminato.

In entrambi i casi il rapporto di lavoro cesserà immediatamente e quindi il lavoratore non avrà diritto al preavviso.

Ma quand’è che si è in presenza della giusta causa?

Tutte le volte in cui il lavoratore tiene una condotta di gravità tale da non consentire la prosecuzione del rapporto di lavoro.

Tale tipo di condotta può verificarsi sia durante il normale orario di lavoro (si pensi ad esempio al lavoratore che deliberatamente danneggi i beni aziendali) che al di fuori di esso.

Dunque anche condotte inerenti alla vita privata del lavoratore possono portare al licenziamento dello stesso, qualora le stesse siano di gravità tale (es. stupro) da far venir meno la fiducia del datore di lavoro nei confronti del dipendente.

In definitiva il comportamento del lavoratore deve essere tale …

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