Illegittimo il licenziamento per insubordinazione del lavoratore

Un operatore ecologico si presenta al lavoro, marca la propria presenza e, ritenendo che il datore di lavoro non garantisce le condizioni igienico – sanitarie per tutelare la salute dei lavoratori, rimane inoperoso per tutto il suo turno di lavoro.

L’azienda, ritenendo grave il comportamento del dipendente, apre un procedimento disciplinare a suo carico, al termine del quale intima il licenziamento per insubordinazione.

Ma il lavoratore non ci sta ed impugna il licenziamento dinanzi al Giudice del Lavoro.

In primo grado il dipendente vede respingersi il proprio ricorso, mentre in secondo grado la Corte d’Appello ribalta completamente la pregressa decisione, dichiarando illegittimo il licenziamento e condannando la società datrice di lavoro a reintegrare il dipendente nel posto di lavoro ed a risarcirgli il danno subìto.

La Corte d’Appello, nel giustificare la propria decisione, rileva che:

  • effettivamente l’azienda non ha adottato alcuna garanzia per la sicurezza igienico – sanitaria dei suoi lavoratori;
  • l’azienda era pienamente consapevole delle anzidette carenze, tanto da promettere interventi risolutori …

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Licenziamenti collettivi e dirigenti: la Commissione Europea bacchetta l’Italia

La questione.

Il licenziamento collettivo si configura allorquando il datore di lavoro intende licenziare almeno 5 dipendenti nell’arco di 120 giorni.

In questi casi si apre una procedura particolare all’interno della quale è previsto l’obbligo di informare i sindacati e di consultarli al fine di trovare soluzioni alternative al licenziamento.

In fase di consultazione, infatti, il datore di lavoro può decidere di rinunciare ai licenziamenti, oppure ridurre il numero dei lavoratori interessati dalla procedura.

Possono anche essere concordate misure che facilitano la riqualificazione e la riconversione dei lavoratori licenziati.

Insomma, la fase sindacale rappresenta una garanzia per i lavoratori interessati dalla procedura di licenziamento collettivo, in quanto permette loro di ottenere tutele che non sono invece previste per i licenziamenti individuali.

La posizione della giurisprudenza italiana.

La materia è disciplinata dalla legge n.223/1991, la quale ha recepito la direttiva 98/59/Ce.

Senonchè i magistrati italiani (cioè la giurisprudenza), chiamati quotidianamente ad applicare la disciplina nei contenziosi in essere, ritengono che i lavoratori dirigenti non vadano presi in considerazione ai fini …

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